Il Museo
La sagrestia, il Museo dell’Opera e l’oratorio dell’Immacolata.
Il Museo dell’Opera ha sede negli ambienti della sagrestia e dell’Oratorio dell’Immacolata annessi alla Chiesa del Purgatorio ad Arco e ospita una raccolta di dipinti e di manufatti realizzati tra il XVII ed il XIX secolo, testimonianza degli oltre quattrocento anni di vita e di attività liturgiche dell’opera Pia Purgatorio ad arco, oltre che della società, del costume e della pietà popolare napoletana dal Seicento ad oggi.
Estremamente varia è la tipologia dei pezzi presenti nel museo – argenterie, paramenti sacri, manoscritti, dipinti e testimonianze della pietà popolare – tutti realizzati per conto dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco.
Nella sagrestia e nell’oratorio sono esposti inoltre interessanti dipinti del Seicento e Settecento, tra cui una copia seicentesca di ottima fattura del noto dipinto di Luis de Morales raffigurante la Madonna della Purità, il cui originale si conserva nel convento teatino di San Paolo Maggiore. Leggi tutto…
Un corridoio aperto nella navata sinistra della chiesa, in prossimità della balaustra marmorea ospita una serie di teche espositive. Si segnalano i preziosi paramenti sacri in faglia nera e pregiati ricami in filo d’argento utilizzati per le suggestive processioni funerarie che si svolgevano lungo il decumano di colore nero rarissimo. Il corridoio immette nella sagrestia, che conserva ancora l’arredo legato alla sua originaria funzione; gli armadi in noce di ispirazione classicheggiante, realizzati nel 1827 da Michele Guggenberger su disegno di Michelangelo Del Gaiso, architetto ordinario dell’Opera Pia, sono abbelliti da teschi e vasi bronzei contenenti fiamme allusive a quelle del Purgatorio.
La collezione più numerosa – comprendente una trentina di pezzi – è quella degli argenti, composta da oggetti datati dal XVII al XIX secolo, che rappresenta in maniera egregia l’arte argentaria napoletana.
L’esemplare più antico è un Calice con patena del 1650, appartenuto a Giovanni Paolo Caccavello, forse un cappellano della chiesa, mentre il più recente è un Cuore di Gesù, in argento e ottone, realizzato da Vincenzo Catello nel 1899. La presenza di manufatti appartenenti ad un ampio lasso di tempo permette di ricostruire l’evoluzione della tecnica orafa e dello stile decorativo; interessante al riguardo è la serie di lampade votive ottocentesche, alcune realizzate da noti argentieri napoletani come Nicola Palomba e Gabriele Sisino, che testimonia l’introduzione delle prime macchine per lo stampaggio provenienti dalla Francia, utilizzate per realizzare oggetti seriali.
Altrettanto ricca è la collezione dei paramenti sacri; tessuti su telai manuali da artigiani napoletani di lunga tradizione e riccamente decorati, essi sono stati sapientemente restaurati in occasione dell’apertura del museo. Realizzati in moire, faglia o broccato e decorati da fili d’oro, d’argento e di seta policroma, tali paramenti sono databili tra la seconda metà del XVIII secolo ed il XIX secolo inoltrato. Le numerose pianete, i camici, i piviali e le tonacelle, sono spesso accompagnati da elementi di minori dimensioni quali copri-pissidi, copri-calici, borse per l’elemosina, manipoli, stole e scapolari, eseguiti con i medesimi tessuti e motivi decorativi.