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COMIZI DI DONNE – Opening 29 e 30 dicembre 2021

  • Categoria dell'articolo:Attività

COMIZI DI DONNE
La condizione femminile e l’approccio di Pasolini al sociale
Opening 29 e 30 dicembre 2021

Progetto a cura di Maria Teresa Annarumma

Il 2022 sarà l’anno in cui si celebrerà il centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini e la sua opera sarà il nostro punto di partenza per Comizi di Donne, progetto che durerà sei mesi e che avrà come spunto iniziale una visione della storia strettamente connessa alle idee di Pasolini. Il programma sarà un percorso che ci porterà a guardare, attraverso prospettive diverse, alla condizione femminile nella società contemporanea a Napoli e nel mondo. Proponendo una presa di coscienza dissidente che unisce le donne della storia, si sosterrà un nuovo “contratto sociale” (per “contratto sociale” si intende un percorso di consapevolezza in cui i cittadini si rendono conto delle loro responsabilità e dei loro diritti) che possa finalmente promuovere un’uguaglianza da tempo promessa e per la quale tanto si è lottato: si tratta della possibilità di “una comunità che viene” ed a cui ciascuno di noi è chiamato a partecipare.

Si tratta di un programma che fa parte delle iniziative dell’anno 2021/22 del Complesso Museale di Santa Maria del Purgatorio ad Arco, terzo anno di pandemia, che ci parlerà di un mondo nascosto sotto lo sguardo di tutti, una parte che molti di noi hanno conosciuto nelle loro vite e delle possibilità di cambiamento.

Pier Paolo Pasolini è stato senza dubbio un intellettuale influente in Italia, soprattutto per  la sua critica radicale dei cambiamenti socio economici che la società italiana stava  vivendo tra gli anni ‘60 e ’70: la sua fama non ha un riconoscimento unanime, così come  non sono univoche le opinioni a suo supporto che, risultano spesso contraddittorie tra  loro. Quello che però si può certamente affermare è che il suo lavoro era tutto teso a  creare il terreno per una presa di coscienza collettiva.  

Romanzi, film, articoli, partecipazioni ed inchieste televisive, tutto poteva essere lo  strumento giusto a che l’Italia si destasse e fosse consapevole di come stesse cambiando  e, di quanto questi mutamenti stessero modificando il substrato culturale e sociale  nazionale, un mondo che si era sviluppato lungo secoli e che il liberalismo stava  velocemente distruggendo.  

Probabilmente, la mole della produzione pasoliniana e la sua versatilità hanno impegnato  molta della critica in numerosi percorsi narrativi che, ancora oggi a distanza di anni dalla  sua morte, creano dissenso e detrattori accaniti. 

Forse, proprio queste critiche, non univoche e di tenore contraddittorio, hanno avuto  anche il limite di tralasciare due caratteristiche cruciali del suo lavoro, scelte che  potremmo definire metodologiche o, meglio ancora, predisposizioni ideologiche:  l’attenzione al singolo, come pure il suo profondo atteggiamento empatico ed aperto nei  confronti dell’umanità.  

Questa descrizione di Pasolini, del suo lavoro come della sua vita, mostra la sua visione,  come una scelta politica e sociale essenziale, la scelta di una ricerca diretta verso ciò che  lui considerava la verità dell’essere umano.  

Allo stesso tempo però, questa determinazione era accompagnata dalla consapevolezza  che l’essenza dell’umanità andasse cercata nella sua parte più nascosta, quella parte che  porta avanti il peso della storia, ma che è anche quella che viene lasciata ai margini e  sottoposta al peso più gravoso (economico e sociale), frutto dei cambiamenti provocati  dal liberalismo.  

Quello che è assolutamente rilevante in Pasolini infatti, è la rivoluzione copernicana degli  elementi narrativi: coloro che sono solitamente considerati personaggi principali (coloro  che attuano i cambiamenti rilevati dalla storia ufficiale) sono messi in secondo piano  mentre, coloro che si è soliti considerare semplici spettatori-testimoni, diventano i  protagonisti.  

Ad aiutarci in questa rivoluzione narrativa ci sarà “Il Vangelo Secondo Matteo” (1964) la  nostra tappa di partenza per capire il programma 2021/22.

Chi può considerarsi più protagonista della storia di Gesù? Ma l’intellettuale friulano, fin  dalla prima scena del film, mette in chiaro la sua posizione su cosa dovesse essere  l’elemento centrale per capire la storia dell’umanità: invece di concentrarsi sulla figura del  Cristo, sceglie di spostare l’attenzione della camera e della narrazione sulle persone che  lo circondavano, quelle che si relazionavano con lui e su cui agiva con le parole o con le  gesta. Questo capovolgimento infatti, era il necessario meccanismo per mostrare il  significato profondo di storia nella sua formazione e nel suo divenire. Una storia che si  dipana e cresce attraverso la vita dei testimoni di quei fatti, coloro che, attraverso la loro  vita e le loro relazioni, fanno in modo che gli eventi possano avere effetti e risonanza nel  mondo.  

Per fare ciò, Pasolini sceglie di fare un largo uso dei primi piani delle persone presenti  intorno a Cristo, ma generalmente considerate solo comparse nella narrazione di San  Matteo, mostrandone reazioni e sentimenti: persone molto spesso ignorate dalla storia (  la folla, i testimoni, coloro che si trovavano per caso ad assistere ai miracoli, le persone  che si raccoglievano sullo sfondo degli eventi, le comparse nei film e nella storia), ma che nella realtà sono state quelle che hanno diffuso le gesta di Cristo. 

Pasolini riconosce, con profonda attenzione, coloro che silenziosamente plasmano la  società con le loro vite, quelli che nel concreto creano la storia: è la parte della società  nascosta, la stessa parte che era il tessuto ed il motore della storia dell’Italia e che, già ai  tempi del regista, stava ormai diventando muta. Il suo lavoro passionale e talvolta  rabbioso, ci mostra i protagonisti trascurati dal mondo, quelli che lui riteneva la vera voce  della storia e del presente.  

Ci rende tangibile, quasi in maniera drammatica, il significato di Longue Durée che  modella il presente e che, storici sociali come Fernand Braudel, stavano sviluppando in  quel periodo. Una visione globale della società che, come nel caso dello storico francese,  lo aveva spinto verso l’attivismo politico che lo ha reso personaggio dibattuto. 

La forza di questo film sta infatti, sia nell’affermazione di questo profondo significato di  storia, sia in questo rivoluzionario cambio di piano narrativo che ha posto i testimoni  come protagonisti.  

Queste premesse mi hanno spinto a scegliere di dare respiro a “Il Cambiamento Oltre il  Visibile”, il progetto di residenza che la scorsa estate ho curato e che ci ha mostrato  quanto oggi, siano le donne quella parte nascosta della società. Un progetto che è stato  un accenno del presente, ma che necessitava un passo ulteriore e deciso nella narrazione,  per dare spazio pieno alle donne e farle uniche protagoniste e, non più solo invisibili  testimoni della storia.  

Infatti, mentre il mondo cambia in tanti dei suoi aspetti, la difficoltà delle donne per la  loro affermazione sociale è ancora per molti versi simile a quelle cha hanno vissuto le  donne del passato: quanto della nostra società è ancora basato sul lavoro femminile non  retribuito? Quanto il patriarcato è ancora connaturato al nostro vivere, e quanto è ancora  la forma più socialmente accettata di sfruttamento! 

Leggere del passato di Napoli (una delle capitali culturali europee del XVIII secolo, che è  ancora tra le città più importanti in Italia) e paragonarlo al racconto delle storie delle  donne di oggi, anche se si tratta di racconti familiari, non può lasciare indifferenti. Non ci  si può non indignare che così tanta vita sociale e produzione economica presupponga il  lavoro non retribuito delle donne, sostenuto dalla limitazione se non negazione della  libertà sociale, economica e sessuale delle stesse.  

Questo mondo, così come Napoli, hanno bisogno della stessa rivoluzione copernicana  fatta da Pasolini con il suo lavoro e con i suoi famosi “Comizi d’Amore” (1965), quando  immaginò come elemento necessario per formare una coscienza collettiva del  cambiamento sociale in atto Italia, il cancellare ogni forma di autorialità e far divenire  autori della narrazione le persone attraverso le loro vite. 

Il programma di quest’anno del Complesso Museale del Purgatorio ad Arco ha quindi lo  stesso obiettivo, trasferito sulla condizione femminile: rendere le donne, coloro che  sostengono la forza delle famiglie, della società e delle vite di ciascuno di noi,  protagoniste con le loro storie di resistenza nel reale. 

Infatti, se autori come Elena Ferrante hanno avuto successo con libri in cui descrivevano  una società periferica (anche se la definizione di periferico lascia molti spazi interpretativi)  dove le donne combattono duramente in un mondo socialmente e culturalmente violento  verso di loro, la necessaria drammatizzazione del testo, utile ai fini autoriali, lascia la  dimensione femminile solo in un’aura di realtà che inevitabilmente diminuisce la vera  portata drammatica della condizione femminile.  

Oggi, abbiamo bisogno di una nuova coscienza collettiva delle donne: come nel caso di  Eleonora Pimenthel Fonseca che lottò senza successo per diffondere i valori  dell’uguaglianze e della democrazia, anche oggi stiamo vivendo lo stesso tipo di dramma  riferito alle donne, quando si lascia la narrazione della condizione femminile a libri come  quelli della Ferrante, che trascurano quello che è la reale lotta quotidiana delle donne  contro i modelli di deprivazione.  

Infatti, come accadde con la Repubblica di Napoli quando, gli intellettuali che la  teorizzarono con il fine di creare una società più equa e democratica fallirono, perché  incapaci di trasmettere al popolo i principi ed il valore della loro emancipazione sociale,  anche con i movimenti femministi abbiamo visto negli ultimi 30 anni lo stesso tipo di  distaccamento dal reale: dalla lotta per i diritti civili, che aveva caratterizzato i primi anni  del movimento, ad un dibattito sempre meno efficace ed attento verso le problematiche  quotidiane delle donne.  

Il nostro programma si dipanerà da una prima parte in cui, ispirandosi al film “Il Vangelo  Secondo Matteo” nell’anno del centenario della nascita dell’autore friulano,  capovolgeremo la prospettiva della narrazione storica attraverso uno studio in video del  film (dando una nuova radicale attenzione ed enfasi a ciò che è stato spesso ignorato e  male interpretato!).  

Una lettura del film che si realizzerà come un’opera d’arte, in sé stessa capace di aprire  alla narrazione dei prossimi passi del nostro programma: il mondo delle donne.

Successivamente, ci sarà una tavola rotonda per accompagnare questa differente lettura  della narrazione, tra tradizione e sperimentazione, in cui il capovolgimento del piano  narrativo sarà contestualizzato dal punto di vista della storia della drammaturgia. 

Quindi daremo voce alle donne con la sound installation di Marco Messina, un’opera  cruciale nel narrato del programma, che trasferirà la lettura dal mondo nascosto descritto  da Pasolini, al mondo nascosto del presente negato delle donne. 

Il programma quindi, terminerà con l’ultimo e fondamentale video: la realizzazione e  l’installazione del video-attivista “Comizi di Donne” in cui le artiste-protagoniste della  storia saranno le donne napoletane.  

Porteremo avanti l’idea che ci sia una premessa, troppo a lungo nascosta, che nel lavoro  di Pasolini ci fosse una visione ulteriore, una voce del reale che attendeva di essere  liberata: la testimonianza delle donne, il loro vangelo (inteso nell’etimologia del suo  significato, come manifestazione della verità). 

Nel frattempo un ciclo di concerti di musica elettronica a cura del prof. Elio Martusciello  docente di Composizione Musicale Elettroacustica con la collaborazione del prof. Alberto  Gaetti docente di Elettroacustica del Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella, si  concentrerà in una progressiva lettura del cinema pasoliniano attraverso l’uso del copro e  del linguaggio dei suoi protagonisti.

Maria Teresa Annarumma